La bolletta Salata - Brunda

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La bolletta Salata

Voci Brindisine
 
La bolletta salata
da "le lettere di Coco Lafungia" di Pino Indini

 
Caro fratello
devi sapere che acquì in Itaglia il coverno ci sta sugando pure le mitolle come sia che ci vuole mandare tutti alla lemosina o puramente a fare i delinguenti e rubbaladri.
Tu prendi presempio a me che sono un povero disgrazziato di professione villano che vado sempre cinque per la pressa  equattro per la furia e che in faccia ai carzoni porto le pezzanculo e poi mi ricapita una bolletta di centomilalire che ti vengono atti che ti sbatti la capo a un pizzulo di parete.
alla quale ho andato dal direttore lettrico e gli sono detto vedi che io tengo due stanze un cesso e la rimessa dove che abbita il cavaddo che non impiccia mai la luce datosi che non tiene le mani e che di lettrodomestiche tengo solamente il fregorifero e l'aradio che la televisione non sta manco dichiarata pevvia del buonamento accolori di cui la luce lettrica nolla consumiamo e ci deve, un isbaglio in faccia alla bolletta che forse a me mi hanno ricapitato quella di mosignore che impiccia tutta la chiesamadre e positivo paia uno sponderio di luce.
Allora quello è principiato a fare addizzioni e a raggionare difficile che non si capiva un amatocazzo e mi è detto greggio signore acquì non ci sta nessuno sbaglio ma bensì ci colpa solamente un incerto Guanguaglio e di fronte a questo non ci sta niente da fare.
Di cui mi ho sombrato e sono paiato mediatamente per non fare la ficura del zambero che non sa chi è questo imberda di Guanguaglio. Basta senza che tela tiro allungo dopo che sono raggionato solo solo fra sè esè ho andato a cattare un pacco di candele e come che mi sono ritirato a casa gli sono detto a moglierima che inserra la porta col catenazzo datosi che va girando un certo Guanguaglio e che doveva stutare tutte le luci e che di mò avanti impicciavamo le candele como al tiempo delle incursioni.
Se tra lo quale quando che mi ho assettato a tavola non luzzavo manco a forcinare le stacchiolle e mi ho vacato il zucchero sopra i rafanieddi e l'aceto nel cucco del vino appericolo che rovesciavo pure l'entrame.
E nottitico lo sbanto nella combera di lietto la quale io stavo già coricato e si ha prisentata moglierima avvestaglia bianca e colla candela ammano che pareva la morte angelica e la notte quando che ho andato accesso fuori all'ortale dove che ho truppicato col digitone del piede in faccia alla rame della mondizzia appericolo che melo spinolavo.
Fortuna che il cramatina mi ho trovato fuori con comparima Vito Cacatisio che sape di penna quasi che si stava monico ma poi si ha spogliato essendo che ne ha disceso una carosa mentre che era picuezzu la quale mi è detto che sei un alfabeto ignorante di cui mi è spiegato che il Guanguaglio è solamente una presa pecculo del coverno per fottere l'aggente e che non è vero che esiste alla veramente.
Come che mi ho ritirato accasa sono impicciato tutte le luci e puramente quella della rimessa che il cavaddo ha isbandato e il lampino del buonanima del nonno che moglierima pella paura aveva stutato pure quello e gli sono detto che lo lascia impicciato giornennotte che poi se mi perviene un'altra bolletta di Guanguaglio vado arreto dal direttore lettrico e sono mazzate di morte all'uso mio.
Caro fratello abbada che non cappi come a me e notti fare pigliare pecculo dal coverno della Ustraglia come noi ci facciamo pigliare da quello Tagliano.
Ti saluto morto carissimamente tuo fratello
                                                   Coco Lafungia
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