La via Appia - Brunda

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La via Appia

 
Ecco la colonna romana. Il simbolo di Brindisi. posta alla fine di una scalinata che guarda al mare e al porto, assiste, da secoli, come una sentinella immobile, al passaggio ininterrotto di gente. E’ proprio qui che sembra finisse la VIA APPIA, la regina delle strade, cosi denominata per la sua estensione ( ben 530 km che andavano da Roma, toccando città importanti del Sud Italia, fino al porto di Brundisium - Brindisi e da lì in nave, era la via per l’Oriente che in Grecia diventava Via Egnatia e finiva a Bisanzio), per la sua bellezza paesaggistica e per i suoi monumenti. “Scavò le alture, pareggiò le valli ed i baratri con mirabili terrazzamenti; spese tutte le entrate dello stato, ma lasciò di se indimenticabile memoria”, cosi scrisse Diodoro Siculo del censore Appio Claudio Cieco, l’uomo che, nel 312 a.C., mise mano a quest’opera, ritenuta una dei massimi capolavori ingegneristici della romanità e che, oggi, costituisce la moderna statale 7 lunga 712 km. E dunque perché non riscoprirla, soprattutto nell’ultimo tratto, per conoscere la cultura, il territorio, le persone, fermandosi qua e là a visitare piccoli borghi e paesi, concedendosi qualche passeggiata tra la natura, con alcune diramazioni per le città. Non avere fretta e la prima regola, il resto viene da sé: i secolari uliveti, dai tronchi contorti, nodosi e corrosi in forme bizzarre dal vento. Bellissimi e monumentali nella forma, alti fino a quindici metri, ne raccontano la storia pluricentenaria che si intreccia con il lavoro di chi , da anni, produce  “ l’oro giallo “ . Procedendo nella campagna circostante la luminosità si confonde con  il biancore abbagliante delle masserie, sparse qua e là a testimonianza di un’ antica civiltà rurale. Di questa autostrada dell’epoca, si è perso purtroppo nella provincia brindisina, quasi del tutto il ricordo del tracciato originale e pur se non sono visibili i resti dell’antico basolato vale la pena seguire la sua scia.  
“A Brindisi, ov’io sono, finisce il lungo mio viaggio “, cosi scrisse il poeta Orazio.


Da: Città aperte 2009 “ Ieri e oggi sulla via Appia “
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